Italo Calvino nasce a Cuba, il 15 ottobre 1923, nella stazione botanica di Santiago de Las Vegas, che i genitori, entrambe botanici, avevano costruito per portare avanti le loro ricerche. Poco dopo la sua nascita, la famiglia ritorna a Sanremo, il luogo di origine del padre Mario. Il giovane Calvino è, come i genitori, antifascista e, quando inizia la guerra partigiana, sulle colline liguri, ne farà subito parte, assieme al fratello Floriano. Il suo nome di battaglia è Santiago, proprio in omaggio del luogo in cui è nato a Cuba. Lo scrittore si ispirerà poi alla sua esperienza partigiana per il suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno, che esce per Einaudi nel 1947, incentrato su un bambino coinvolto nella Resistenza.

Nel frattempo, Calvino diventa anche redattore per la stessa casa editrice, a Torino. Nel corso degli anni ’50 escono poi i tre romanzi che raccoglierà nella trilogia I nostri antenati nel 1960: Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente, sempre per Einaudi. Non manca, nei suoi testi, la critica allo spaesamento ed all’alienazione della vita in città, contenuta in Marcovaldo, mentre si approfondisce la ricerca sul fantastico e sul visionario, spesso allegorico della contemporaneità (Le città invisibili, Le cosmicomiche, Il castello dei destini incrociati, Se una notte d’inverno un viaggiatore).

Intanto, nel 1956, si era consumata in lui una profonda rottura con il mondo politico e culturale, l’uscita dal PCI a seguito dell’invasione sovietica dell’Ungheria. Va, quindi, a Parigi, ma all’inizio degli anni ’70 decide di tornare in Italia.
In particolare, in una villa a Roccamare, vicino a Castiglione della Pescaia, invitato dall’amico Pietro Citati. Un luogo che diventerà il suo ‘buen retiro’. È qui che scrive molti dei testi di Palomar e tutte le sue Lezioni Americane.
Si innamorò di questo spicchio di Toscana, tanto da ambientarvi alcuni pensieri del suo alter ego Palomar e da passare qui le sue ultime sere, mentre nell’estate del 1985 stava scrivendo quelle Lezioni americane che avrebbe dovuto leggere ad Harvard.

Lo scrittore, scomparso il 19 settembre 1985, è sepolto insieme alla moglie Esther Judith Singer nel cimitero-giardino di Castiglione della Pescaia. Lassù, in cima al paese, dove è abbarbicato, come l’agave sullo scoglio di Montale. Calvino riposa lì, dove la vista abbraccia tutta la costa, fino al promontorio di Piombino.
Ecco, su questa spiaggia sabbiosa, con l’imponente pineta dietro le spalle, Calvino, identificandosi in Palomar, trascorse giorni a comprendere il mondo, partendo dall’osservazione di un’onda: “Il mare è appena increspato e piccole onde battono sulla riva sabbiosa. Il signor Palomar è in piedi sulla riva e guarda un’onda. Non che egli sia assorto nella contemplazione delle onde. Non è assorto, perché sa bene quello che fa: vuole guardare un’onda e la guarda. Non sta contemplando, perché per la contemplazione ci vuole un temperamento adatto, uno stato d’animo adatto e un concorso di circostanze esterne adatto: e per quanto il signor Palomar non abbia nulla contro la contemplazione in linea di principio, tuttavia nessuna di quelle tre condizioni si verifica per lui. Infine non sono “le onde” che lui intende guardare, ma un’onda singola e basta: volendo evitare le sensazioni vaghe, egli si prefigge per ogni suo atto un oggetto limitato e preciso. Il signor Palomar vede spuntare un’onda in lontananza, crescere, avvicinarsi, cambiare di forma e di colore, avvolgersi su se stessa, rompersi, svanire, rifluire.”
Ricorda Citati che il luogo che Calvino aveva scelto: “era una striscia di sabbia chiusa tra due promontori, una pineta, una macchia, un piccolo giardino, dove tutto sembrava miniaturizzato. Scriveva nel cuore della casa, in alto, in uno studiolo raggiunto da una scala pericolosissima, come in un pollaio aereo o in una colombaia. Sotto i suoi piedi, la moglie parlava con le amiche o con la domestica, entravano i fornitori, arrivavano gli amici; e lui continuava a scrivere… Non diceva mai di no alle cose. Ma si era ormai allontanato profondamente dalla realtà, chiuso nel suo mondo di ombre leggere“.